L’anno scorso stupì i ragazzi della Curva B con delle giocate da fuoriclasse: Kvaratskhelia, grande acquisto di Giuntoli in attacco che regalò a Spalletti un giocatore di gran lunga più forte dell’Insigne di fine carriera su quella zona di campo, eppure dopo una stagione idilliaca oggi il talento giordano sembra l’ombra di se stesso. Sembra difficile a credersi, visto che l’anno scorso nonostante avesse finito il campionato del suo Paese dopo una settimana e ne ricomciò subito un altro, diventando subito imprescindibile per i partenopei. Eppure quest’anno qualcosa manca e sta mandando, che cosa? Tante in realtà le motivazioni, e la prima non può che essere il pessimo stato dirigenziale del Napoli che non è riuscito a dare continuità al lavoro di Giuntoli, vedremo se ci riuscirà Manna da giugno. Ma gli errori dei piani alti sono solo una parte del pessimo stato di forma della squadra e di Kvara, poiché vedendo tutte le formazioni schierate da qui ad inizio anno si nota come all’attaccante sia mancato un terzino che si sovrapponnesse a lui, lasciando Kvaratskhelia praticamente solo affidandosi ai suoi mezzi. Questo ci porta poi a parlare di come il georgiano sia un po’ ripetitivo nelle armi a sua disposizione, facendo bene o male le stesse cose dell’anno scorso. Solo che ora i difensori lo conoscono e senza un compagno con la quale dialogare viene più difficile sfondare le difese.
In più accanto a lui c’è un Osimhen che sembra avere già la testa da un’altra parte, l’unico infatti che sta ripetendo la stagione scorsa è Politano, che però gioca dall’altra parte e che quindi non può in alcun modo (o quasi) far lievitare le prestazioni del nostro protagonista di oggi. Questo ci porta alla conclusione che Kvaratskhelia va prima di tutto messo in condizioni di esprimersi al meglio con un terzino dietro di lui che possa dargli una mano in attacco e non soltanto coprire i suoi buchi, in questo è stato Mazzocchi il migliore, ma purtroppo fa spesso i conti con infortuni. E poi lo stesso georgiano deve imparare nuovi modi per rendersi pericoloso, una cosa che non avviene spesso in questa era calcistica dove si punta solo sui punti forti senza smussare quelli deboli. Da questo bisognerebbe imparare infatti dalla NBA.
Gianmarco Mannara